Dove è nata l’ispirazione de “L’alba di un giorno nuovo”: il MUSINE’, un monte magico e misterioso.
Dove è nata l’ispirazione de “L’alba di un giorno nuovo”: il MUSINE’, un monte magico e misterioso.
“ Il Monte Musiné. E’situato a poche decine di chilometri dalla città di Torino, in direzione Val di Susa. Sebbene sia ricco di storia, non è abitato e non si ritrovano neppure baite o rifugi, quasi a far supporre che sia un luogo che debba restare inviolato.Tutta l’area è importante da un punto di vista archeologico per la presenza di alcuni Menhir, a testimonianza di insediamenti umani già durante l’età del bronzo. Di datazione nettamente più recente, incisioni dovute molto probabilmente a riti neopagani. Sul suggestivo masso del diavolo, dal lato del monte Musiné rivolto verso la Val di Susa, si notano chiaramente simboli del sole e della luna incisi nella roccia. Si tratta senza ombra di dubbio di un luogo magico e ricco di diverse leggende. Ad esempio sulla cima del Musiné è stata eretta un’enorme croce in cemento. In generale, da un punto di vista esclusivamente simbolico, capita spesso di ritrovare una croce a suggellare il credo cattolico in luoghi dove si professavano altre religioni. La leggenda vuole però che quella grande croce sia anche a ricordo di un avvenimento miracoloso. Si narra infatti che l’imperatore Costantino, giunto nei pressi del Musiné, abbia visto comparire un’enorme croce infuocata nel cielo che lo abbia fatto convertire al credo cristiano.
Se aggiungiamo anche la leggenda di un mago che vivrebbe in una grotta ed uscirebbe di tanto in tanto sopra ad un calesse infuocato, è doveroso fare una riflessione. Lo studioso Mauro Biglino ha reinterpretato l’Antico Testamento sottolineando che tra le sue righe, compaiono chiari richiami a dei alieni. La versione classica della Bibbia narra che Mosé, sul monte Sinai, chiede una prova a Dio a dimostrazione della sua potenza che viene soddisfatta con la comparsa di un enorme carro volante infuocato. Secondo la traduzione di Biglino, la Gloria di Dio o Carro infuocato, è più correttamente interpretabile come un ‘oggetto forte e pesante’. Inoltre sappiamo che Mosé, alla comparsa del carro, dovette proteggersi in una grotta per non restarne ustionato. Questa interpretazione farebbe quindi supporre un possibile e pesante disco volante e che, la propulsione ed il calore dei motori, abbia obbligato Mosé a rifugiarsi nella grotta. Restando su questa linea di pensiero, allora è curioso sottolineare nuovamente le due leggende del Musiné: sia la croce infuocata nel cielo che il carro infuocato dell’eremita, riconducono ad un’associazione mentale, sia a livello simbolico che metaforico, alla presenza di un UFO. Il monte Musiné, come ampiamente accennato, è celebre per gli avvistamenti di UFO e dal 1973 è stata posta sulla cima una piccola lapide con una targa. E’ curioso perché nessuno sa chi l’abbia realizzata e per quale motivo. Sulla targa c’è un’incisione che cita:
Qui è l’Una Antenna dei Sette Punti Elettrodinamici, che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira emette vita. Qui operano le Astrali Entità che furono: Hatsheptut, Echnaton, Gesù il Cristo, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Ghandi, Martin Luther King, Francesco d’Assisi, e anche Tu, se vuoi, alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente, 3 minuti: Pensiero è Costruzione
Suggestioni? Illazioni? Esistono prove reali sulla presenza di dischi volanti sopra il Monte Musiné?”
Queste informazioni, suggestioni, storie e leggende, menzionate sull’articolo scritto sopra mi hanno sempre incuriosito e così in un’estate del 2011 decisi di fare un’escursione in questo misterioso monte Musinè, che in dialetto Piemontese significa Asinello, per la sua caratteristica sagoma. Parlai con un mio amico del mio desiderio di salire sul Musinè e lui ne fu entusiasta. Lui conosceva una guardia forestale che si propose di accompagnarci e farci da guida. La cosa assunse connotati più interessanti quando la nostra guida aggiunse di conoscere molto bene il percorso più lungo e meno frequentato, cioè salire non dal classico versante di Caselette, bensì da quello più lungo, meno erto, ma anche meno frequentato del versante di Valdellatorre. Ci attrezzammo e una mattina all’alba parcheggiata l’auto, iniziammo a percorrere il sentiero. Quella zona era discretamente frequentata da cercatori di funghi e il sentiero ben delineato e battuto, ma procedendo ci accorgemmo che non sarebbe stato così per il resto della salita. La nostra guida, spesso, ebbe molte difficoltà a individuare il sentiero giusto, ricoperto da erbacce, rovi e tronchi in decomposizione e solamente grazie al suo fiuto ed esperienza, riuscì a riconoscerlo per poter proseguire nel nostro cammino.
Durante il tragitto notammo molti alberi abbattuti dai cinghiali e qualcuno dai fulmini.
L’atmosfera era surreale, eravamo solamente in tre e il silenzio intorno a noi molto strano, eravamo in mezzo alla natura, circondati dalla vegetazione, eppure non un verso di uccello, nemmeno il fruscio di una lucertola tra l’erba o il ronzio di un insetto, eppure avevamo come l’impressione di essere osservati …
I telefonini funzionavano e anche la macchina fotografica, tranne che in alcuni tratti, comunque nulla di anomalo.
Sul percorso notammo molte pietre sovrapposte, segnali per delineare il sentiero o di tipo esoterico, oppure per allontanare gli spiriti maligni, o semplicemente una pratica Zen …
Anche l’origine di queste fosse è misteriosa. Una leggenda narra che alcune suore venivano gettate dentro e tenute prigioniere …
Ad un certo punto giungemmo in un prato, in cui vi era una vegetazione diversa, molti fiori, tanti colori e vegetazione. I telefonini qui non funzionavano ed era pieno di Tafani cosi grossi e tutti uguali, sembravano quasi finti. A dire il vero, più che tafani sembravano dei mutanti metà calabroni, metà mosche. Abbiamo provato a fotografarli, ma nelle foto non si vedono …
Questi insetti ci hanno seguito per tutto il tempo che abbiamo impiegato ad attraversare questo tratto quasi fuori dal Mondo, una sorta di varco interdimensionale.
Anche gli scarabei erano numerosi …
Vogliamo parlare di queste grotte?
Ultimo tratto boscoso e poi la vetta!
Su questa stele … la targa con la misteriosa iscrizione di origine sconosciuta
Potrei concludere mostrandovi l’imperiosa croce che sovrasta il monte, invece …
Osservate sulla destra a metà della foto sotto, se potete ingrandite quel puntino e avrete una sorpresa.
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Sì, è proprio quello che pensate. Immaginate la nostra emozione e la sorpresa quando abbiamo riguardato le foto. Tenete conto che nel momento in cui è stata scattata la foto l'obiettivo era la grande croce e nessuno si era accorto di quel puntino sulla destra.
A ogni modo, le sorprese non finirono lì. Quando ritornammo indietro, trovammo due pneumatici bucati. Chi furono gli artefici, dei folletti burloni, dei cercatori di funghi o i Man in black? Ah, Ah, scegliete voi!