Proclamato il vincitore del contest "Un racconto per Factory Pensiero Libero"

I Giurati: Mirta Lerede, Annalisa Platania, Paola Lena ( autrici di Bestseller, cronaca di una vendetta e Sandra Platania lettrice ed editor, hanno proclamato il vincitore del contest " Un racconto per Pensiero libero.

Primo classificato: “ UN LIBRO, UN TAXI “ di Daniela Boria.

GIUDIZIO FINALE: 
Racconto simpatico, scrittura scorrevole e vivace. L’incubo di una morte annunciata che inaspettatamente ci trasporta verso un lieto fine condito da un pizzico di misteriosa magia.

Secondo classificato: “ L’anonimo “ di Renato Stefanelli.
Terzo classificato : “ Sul sedile del tram “ di Luisa Cagnassi.

UN RACCONTO PER FACTORY PENSIERO LIBERO

 

Un libro un taxi.

 

   Ho sempre criticato chi, per segnalibro, deturpa le pagine piegandone un angolo.

   Esistono segnalibri di ogni sorta, io a volte in mancanza d’altro, uso il biglietto del tram.

   E sempre, quando mi trovo di fronte alle famigerate orecchie, tendo a eliminarle senza pensare di rimuovere magari un appunto importante.

   Ma voglio raccontarvi quello che mi è capitato una sera, un anno e mezzo fa, fine novembre…

   Prendo il taxi al volo quasi travolgendo la persona che ne sta scendendo. Ovviamente non mi accorgo di chi si tratta.

   Solo una massa informe, un ostacolo tra me e il sedile. Sono di cattivo umore.

   Ieri sera ho ritirato gli esami; referto mortale. Ora vado dal professore esimio per la sentenza definitiva.

   Potrei anche non andarci, so leggere i risultati delle analisi: un mese scarso e poi … zac. Fine.

   Salgomisiedorespiro tutto in uno.

   Mi sporgo e comunico l’indirizzo.

   Mi giro verso il finestrino per vedere al volo due occhi fissi nei miei, fuori, nella nebbia.

   Non farci caso è il mio motto. Vai avanti nonostante tutto.

   Appoggiare la mano sul sedile vicino, toccare qualcosa come un libro e ritrarre la stessa mano, come se avessi toccato un serpente è una cosa sola.

   Un libro!  Chi l’ha lasciato lì?

   Lo prendo, lo guardo.

   Da letteratura sui riflessi condizionati, mi metto subito a lisciare le pagine per togliere le orecchie, senza nemmeno leggere il titolo, che per la verità è quasi cancellato da innumerevoli scarabocchi.

   Ho praticamente in mano un cadavere. Sì perché chiunque abbia infierito così crudelmente sul soggetto aveva tutte le intenzioni di commettere un crimine.

   Informo il taxista del ritrovamento. Decisione pessima.

   Il tipo dopo essersi grattato la testa, guardato vacuamente l’oggetto, mi costringe ad ascoltare le sue riflessioni.

   -E’ di Caterina, di sicuro l’ha dimenticato.

   Non rispondo.

   -La conosce lei la Caterina?

   Sto già pensando all'’appuntamento.

   -Lo sa che ha fatto ritrovare dei cadaveri alla polizia? E’ sensoriale …

   -Sensitiva …

   Parlo ma penso ad altro.

   -Sa quel caso…famoso…

   Parla per tutto il tratto, non so cosa ha detto.

   Arrivato a destinazione devo ancora ascoltare per dieci minuti il suo soliloquio.

   -Caterina è una maga, tutti la conoscono. Basta che ti guardi e riesce a indovinare qualsiasi cosa.

   Una volta avevo dei crampi…

   Sta ancora parlando quando scendo e mi avvio. Senza pensare ho infilato il libro in tasca e ora cerco di attirare l’attenzione dell’autista per restituirlo.

   Peccato, ha già svoltato l’angolo.

   Mi sento svuotato. Guardo l’insegna del prof, devo salire quattro gradini ma ho le gambe di piombo.

   Mi siedo, dovrei dire mi accascio sul muretto vicino.

   Prendo il libro, lo soppeso, lo sfoglio.

   Avevo dimenticato di lisciare un’orecchia.

   Sto per farlo, lo sguardo mi cade su una frase cerchiata di rosso.

   -La realtà non sempre è come appare. Guarda bene prima di agire.

   Boh, solita frase New Age.

   Liscio l’orecchia e leggo ancora

   -A volte bisogna tornare indietro, rifare le stesse azioni…

   Mi viene voglia di ridere perché pensandoci, l’unica cosa che dovrei rifare sarebbe di rileggere gli esiti degli esami che ho in tasca.

Lo faccio mentre varco la soglia dello studio medico.

   Folgorato.

   Rileggo non so quante volte il foglio e mi accorgo del tremore che dal braccio si estende alle parole scritte.

   Negativo. Negativo? Negativo.

   Cosa significa? Cosa sto leggendo?

   Dov’è finito il foglio con la mia sentenza di morte?

   Rigiro il referto da tutte le parti.

   Negativo.

   Entro nello studio, forse saluto il professore o forse no. Di sicuro sporgo il foglio con il risultato dei miei esami.

   -Bene, tutto a posto. Vede? Quei sintomi non erano così importanti. Glielo avevo detto.

   Già, me l’aveva detto. Di sottopormi subito a quegli esami. Che non gli piacevano per niente i miei sintomi.

   -Vorrei rifare gli esami, sa com’è per stare più tranquillo…

   Mentre parlo stringo il libro con la mano sudata.

   -No, ne riparliamo tra sei mesi.

   E sono passati per la verità i sei mesi; e poi un anno e ora ho rifatto gli esami.

   Negativo. Tutto negativo.

   Eppure avevo letto i primi esiti, li aveva letti anche mia moglie…

   La realtà non è sempre come appare.

   Quei due occhi nella nebbia.

   Questo libro, che non ho più lasciato e che peraltro non ho mai letto.

 

 

 

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